Ritornano, ci sono sempre stati, hanno una storia da nomadi e sono i nomadi imbottiti e morbidi della casa, da sempre.
Ruotano, si capovolgono, diventano portatori di segreti, di cose da nascondere, da catalogare, da immagazzinare, oppure si accasciano per accogliere degli accasciati, con desideri di voluttà o di semplice convivialità.
Si può anche scrivere: ‘puf’, o ‘puff’: è un complemento di arredo onomatopeico, perché la sensazione che possa essere sonoro, ogni qual volta lo usi, c’è eccome.
Pare che il suo nome arrivi da morbidi copricapi o acconciature di moda tra le donne in Francia, nel 18° Secolo.
Quello della mia infanzia, era di cuoio, battuto a mano, a segnare una sorta di ricamo arabeggiante, da Aladino, composto da tanti rombi tagliati a mano e poi ricuciti in un cilindro grassottello.
Il primo da me realizzato, scaturì da un vecchio sacco da patate di iuta, riempito con un inusabile cuscino da letto.
Ora sono quasi ovunque, quando prima erano nel mondo occidentale spesso oggetti dall’aria un pò bizzarra ed esotica, il più delle volte relegati, quasi nascosti, negli angoli dei salotti buoni, in studi di intellettuali polverosi o, appunto, come nel mio caso: nelle camere dei bambini.
Adesso si è data loro una dignità da oggetto di design, Riva1920 ne ha fatti creare alcuni da grandi firme, in legno naturale, dove la morbidezza è solo nella sinuosità delle linee, togliendo quella reale, ma dando all’oggetto una preziosità inusitata da balocco polifunzionale, per chi sa riconoscere il bello.
Si trova sempre spazio per loro: si posizionano facilmente, possono avere funzionalità multiple, da poggia piedi, a tavolini itineranti e anche da pouf letto a seconda dei materiali, escono anche in giardino da diversi anni, si accoccolano al sole di una spiaggia o di una piscina, diventando: galleggianti, luminosi, fosforescenti.
Il pouf sacco poltrona, usato da Fantozzi, nel film: ‘Fracchia la belva umana’ creato nel 1968 da Piero Gatti, è stata un’ulteriore interpretazione molto riuscita, del concetto ‘pouf’, nella quale Zanotta credette e ci prese molto nel farlo.
Il nostro puof, all’inizio della sua storia: elemento passeggiante in accampamenti Berberi, in capanne, poi in stanze di mura, si è data anche un’immobilità e una durezza che non è mai stata sua, ma fa parte della sua evoluzione, di oggetto funzionale.
Nelle mie scelte, quelli che preferisco: sono quelli che ancora si spostano e si rannicchiano, o fanno sfoggio di se, in contesti ampi, ma sempre liberi di scegliere dove stare, nella serie quadrata, ellittica, o rotonda e mai in quella rettangolare: perché, sì: i rettangoli, sono panche che gli rubano il nome: il pouf o puf, puff, che dir si voglia: è un compatto, è uno che lo spazio se lo fa amico, è uno che se vuole ingombrare, lo fa sempre con una sorta di allegria e sofficità che una panca rettangolare, difficilmente ha.
Articolo : by Emland [Emanuela Magnani]
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